Eleonora Fiorani

Bricolage del pensiero mitico di Eleonora Fiorani. Galleria Atrium Lecce 2008
Epistemologa, saggista, si occupa di. scienze della complessità, antropologia, comunicazione e nuove tecnologie, docente al Politecnico di Milano, Istituto Europeo di Design, Nuova Accademia di Belle Arti. Cuore planetario sottotitolato Play the planetary heart game, di Cristina Cary è un’opera multimediale, di video arte, una narrazione che intreccia immagini, suoni, simboli, nell’idea che solo nell’arte è possibile trovare il senso del mondo.
Cristina Cary compie un viaggio in piena libertà visiva, musicale, poetica, non solo mescola mondi e tempi che alimentano l’immaginario contemporaneo, ma ne fa emergere gli archetipi in una mitologia immaginaria di un eterno femmineo, amoroso, ludico, sensuale e cosmico: in cui si riconoscono gli ordini del cielo, le piante e gli animali, le macchine e le tecnologie che a loro volta sono metafore e promesse di mondi possibili. Le immagini del cosmo, di un cosmo vivo e di una natura che ritorna ad essere “physis”, natura naturante, in cui rintracciare l’“arché” o il principio che presiede a tutte le cose, che si fa corpo-animale mitico, sono l’inizio di tutte le narrazioni di cui è intessuto Cuore Planetario.
Il montaggio costruisce l’opera non per concatenazione delle immagini una dopo l’altra utile a cancellare il carattere frammentario dei singoli piani e a legarli organicamente in un corpo globale unitario e articolato, ma dispone le immagini in orizzontale, per lo più una accanto all’altra, con giochi di finestra, e talvolta l’una sull’altra per sovrimpressione) e anche una nell’altra (per incrostazione o chroma-key). Sono sequenze organizzate per trittici, in cui l’immagine centrale ha un ruolo determinante, oltre che per la singola sequenza, per la strutturazione complessiva della narrazione, in quanto istituisce un gioco di rimandi, di assonanze, di slittamenti di piani e sensi. E’ il ruolo per esempio che svolge la figura circolare che appare fin dall’inizio in forma astrale per trasformarsi poi in giostra, in ruota, in anello, in bocca, in seno… E’lei il cuore, il centro, l’uovo primigenio, alchemico, la forma perfetta che si metamorfosa in infinite forme, e si condensa nella giostra del mondo. Inoltre il montaggio opera all’interno dello spazio-immagine, in una visione che ne esalta la natura pluristratificata, che riconduce all’accumulo a più strati di senso. Non c’è più la struttura lineare del racconto del moderno, ma la proliferazione inesausta, per contaminazioni, richiami, assonanze, in cui non c’è un verso, una direzione, o un prima e un poi, ma il gioco delle associazioni, delle assonanze, del piacere dell’invenzione, dell’affabulazione, dell’estasi del desiderio. Non c’è più nulla della narrazione nel senso tradizionale del termine, c’è anzi un affrancarsi dal racconto per operare sulle immagini e con le immagini in vista di altri effetti e risultati che non sono quelli narrativi di ciò che c’è, ma della creazione fine a se stessa di altri ordini possibili, ma anche l’emergere di un arcano segreto della vita, che lei stessa canta alla fine del viaggio, che è anche un viaggio di riti, di suoni, di armonie, un mondo della poiesis, in cui il fare fa tutt’uno con la poesia.
Per questo in Cuore planetario prevale la dimensione simbolica in cui simboli alchemici coesistono con quelli del cyborg e delle nuove tecnologie, e i piani si contaminano: il simbolismo dei quattro elementi del cosmo si ibrida con i mondi della globalizzazione, le città dal potere grottesco, le discariche all’apice della produzione, l’eccesso di informazione, la libertà e l’uso del tempo libero, il corpo e i grandi animali dell’immaginario mitico, l’orso, la pantera, le leonesse e gli dei fanno tutt’uno con i giocolieri, le amazzoni, i cavalieri. Foreste,animali, giocolieri, nuotatrice e sciatore, sono spiriti guida come lei stessa dice e rappresentanti “avatar”che impersonificano e sensibilizzano il pensiero nomadico, in un viaggio sciamanico sportivo – ludico – sociale. Il movimento della roteazione planetaria con i suoi i pianeti, l’anello gravitazionale e l’architettura globale, sono il suo corpo astrologico, i suoi affetti e la natura, proiettati in una sorta di giostra famigliare, sociale e individuale. Lo scivolare il dislocare, le trasformazioni, lo sdoppiamento sono aspetti transitivi che si uniscono a motti parodistici fra testo e testo e fra immagine e testo, Lévi Strauss avrebbe parlato di bricolage di pensiero mitico, questo mi sembra ciò che caratterizza l’operare di Cristina Cary in tutto il suo percorso e nella vicinanza con Pierre Restany.
Si è sempre sconcertati e incantati da questo modo originale dell’invenzione, che non dà un “filo”, ma dà la continua crescita immaginativa varia dell’essere insieme, nel mondo, di uomini-donne-animali-piante-macchine-oggetti e boschi, fiumi, laghi, cielo, montagne, pianure e azioni e momenti di follia. E’ questo senso della terra e della vita che alimenta il canto e la musica che ci porta fuori da noi stessi a danzare con il cosmo.